Tobia

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INDICE


TOBIA – 1

1Libro della storia di Tobi, figlio di Tobièl, figlio di Ananièl, figlio di
Aduèl, figlio di Gabaèl, figlio di Raffaele, figlio di Raguele, della discendenza di Asièl,
della tribù di Nèftali. 2Al tempo di Salmanàssar, re degli Assiri, egli fu
deportato dalla città di Tisbe, che sta a sud di Kedes di Nèftali, nell’alta Galilea, sopra
Asor, verso occidente, a nord di Sefet.
3Io, Tobi, passavo tutti i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e della
giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano stati condotti con me in prigionia a Ninive, nel
paese degli Assiri, facevo molte elemosine. 4Mi trovavo ancora al mio paese, la terra d’Israele,
ed ero ancora giovane, quando la tribù del mio antenato Nèftali abbandonò la casa di Davide
e si staccò da Gerusalemme, la sola città fra tutte le tribù d’Israele scelta per i
sacrifici. In essa era stato consacrato il tempio, dove abita Dio, ed era stato edificato per tutte le
generazioni future. 5Tutti i miei fratelli e quelli della tribù del mio antenato Nèftali
facevano sacrifici su tutti i monti della Galilea al vitello che Geroboamo, re d’Israele, aveva fabbricato
a Dan. 6Io ero il solo che spesso mi recavo a Gerusalemme nelle feste, per obbedienza a una legge
perenne prescritta a tutto Israele. Correvo a Gerusalemme con le primizie dei frutti e degli animali, con le
decime del bestiame e con la prima lana che tosavo alle mie pecore. 7Consegnavo tutto ai sacerdoti,
figli di Aronne, per l’altare. Davo anche ai leviti, che prestavano servizio a Gerusalemme, le decime del
grano, del vino, dell’olio, delle melagrane, dei fichi e degli altri frutti. Per sei anni consecutivi
convertivo in denaro la seconda decima ogni anno e andavo a spenderla a Gerusalemme. 8La terza decima
poi era per gli orfani, le vedove e i forestieri che si trovavano con gli Israeliti. La portavo loro ogni tre
anni e la si consumava insieme, come vuole la legge di Mosé e secondo le raccomandazioni di Dèbora,
moglie di Ananièl, la madre di nostro padre, poiché mio padre, morendo, mi aveva lasciato orfano.
9Quando divenni adulto, sposai Anna, una donna della mia parentela, e da essa ebbi un figlio che
chiamai Tobia. 10Dopo la deportazione in Assiria, quando fui condotto prigioniero e arrivai a Ninive,
tutti i miei fratelli e quelli della mia gente mangiavano i cibi dei pagani; 11ma io mi guardai bene
dal farlo. 12Poiché restai fedele a Dio con tutto il cuore, 13l’Altissimo mi
fece trovare il favore di Salmanàssar, del quale presi a trattare gli affari. 14Venni
così nella Media, dove, finché egli visse, conclusi affari per conto suo. Fu allora che a Rage di
Media, presso Gabaèl, fratello di Gabri, depositai in sacchetti la somma di dieci talenti
d’argento.
15Quando Salmanàssar morì, gli successe il figlio Sennàcherib. Allora le strade
della Media divennero impraticabili e non potei più tornarvi. 16Al tempo di Salmanàssar
facevo spesso l’elemosina a quelli della mia gente; 17davo il pane agli affamati, gli abiti agli
ignudi e, se vedevo qualcuno dei miei connazionali morto e gettato dietro le mura di Ninive, io lo seppellivo.
18Seppellii anche quelli che aveva ucciso Sennàcherib, quando tornò fuggendo dalla
Giudea, al tempo del castigo mandato dal re del cielo sui bestemmiatori. Nella sua collera egli uccise molti
Israeliti; io sottraevo i loro corpi per la sepoltura e Sennàcherib invano li cercava.
19Ma un cittadino di Ninive andò a informare il re che io li seppellivo di nascosto. Quando
seppi che il re conosceva il fatto e che mi si cercava per essere messo a morte, colto da paura mi diedi alla
fuga. 20I miei beni furono confiscati e passarono tutti al tesoro del re. Mi restò solo la
moglie, Anna, con il figlio Tobia. 21Neanche quaranta giorni dopo, il re fu ucciso da due suoi figli,
i quali poi fuggirono sui monti dell’Araràt. Gli successe allora il figlio Assarhàddon. Egli
diede ad Achikàr, figlio di mio fratello Anaèl, l’incarico della contabilità del
regno: egli ebbe così la direzione generale degli affari. 22Allora Achikàr prese a cuore
la mia causa e potei così ritornare a Ninive. Al tempo di Sennàcherib, re degli Assiri,
Achikàr era stato gran coppiere, ministro della giustizia, amministratore e sovrintendente della
contabilità e Assarhàddon l’aveva mantenuto in carica. Egli era mio nipote e uno della mia
parentela.


TOBIA – 2

1Sotto il regno di Assarhàddon ritornai dunque a casa mia e mi fu restituita la compagnia di
mia moglie Anna e del figlio Tobia. Per la nostra festa di Pentecoste, cioè la festa delle Settimane,
avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola: 2la tavola era imbandita di molte vivande.
Dissi al figlio Tobia: «Figlio mio, va’, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche
povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu
ritorni, figlio mio». 3Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno
disse: «Padre!». Gli risposi: «Ebbene, figlio mio?». «Padre – riprese –
uno della nostra gente è stato ucciso e gettato nella piazza; l’hanno strangolato un momento
fa». 4Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l’uomo dalla piazza e lo posi
in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire. 5Ritornai, mi lavai e mangiai
con tristezza, 6ricordando le parole del profeta Amos su Betel:
«Si cambieranno le vostre feste in lutto,
tutti i vostri canti in lamento».
7E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii. 8I
miei vicini mi deridevano dicendo: «Non ha più paura! Proprio per questo motivo lo hanno già
ricercato per ucciderlo. È dovuto fuggire e ora eccolo di nuovo a seppellire i morti».
9Quella notte, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto
il muro del cortile. Per il caldo che c’era tenevo la faccia scoperta, 10ignorando che sopra di
me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero
macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmaci,
più mi si oscuravano gli occhi, a causa delle macchie bianche, finché divenni cieco del tutto. Per
quattro anni rimasi cieco e ne soffrirono tutti i miei fratelli. Achikàr, nei due anni che precedettero la
sua partenza per l’Elimàide, provvide al mio sostentamento.
11In quel tempo mia moglie Anna lavorava a domicilio, 12tessendo la lana che rimandava poi
ai padroni, ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando tagliò il pezzo che
aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto da
mangiare. 13Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare. Chiamai allora mia moglie e
le dissi: «Da dove viene questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni,
poiché non abbiamo nessun diritto di mangiare una cosa rubata». 14Ella mi disse:
«Mi è stato dato in più del salario». Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo
ai padroni e per questo mi vergognavo di lei. Allora per tutta risposta mi disse: «Dove sono le tue
elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene da come sei ridotto!».


TOBIA – 3

1Con l’animo affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi iniziai questa preghiera di lamento:
2«Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e
verità. Tu sei il giudice del mondo. 3Ora, Signore, ricòrdati di me e guardami. Non
punirmi per i miei peccati e per gli errori miei e dei miei padri. 4Violando i tuoi comandamenti,
abbiamo peccato davanti a te. Ci hai consegnato al saccheggio; ci hai abbandonato alla prigionia, alla morte e ad
essere la favola, lo scherno, il disprezzo di tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi. 5Ora,
quando mi tratti secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono tutti i tuoi giudizi, perché non abbiamo
osservato i tuoi comandamenti, camminando davanti a te nella verità. 6Agisci pure ora come
meglio ti piace; da’ ordine che venga presa la mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e divenga
terra, poiché per me è preferibile la morte alla vita. Gli insulti bugiardi che mi tocca sentire
destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia liberato da questa prova; fa’ che io parta verso la
dimora eterna. Signore, non distogliere da me il tuo volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi
davanti questa grande angoscia, e così non sentirmi più insultare!».
7Nello stesso giorno a Sara, figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media,
capitò di sentirsi insultare da parte di una serva di suo padre, 8poiché lei era stata
data in moglie a sette uomini, ma Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi
con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la serva: «Sei proprio tu che uccidi i tuoi mariti.
Ecco, sei già stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto portare il nome.
9Perché vorresti colpire noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con loro e che da te non
dobbiamo mai vedere né figlio né figlia». 10In quel giorno dunque ella
soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre con l’intenzione di impiccarsi. Ma,
tornando a riflettere, pensava: «Che non insultino mio padre e non gli dicano: “La sola figlia che
avevi, a te assai cara, si è impiccata per le sue sventure”. Così farei precipitare con
angoscia la vecchiaia di mio padre negli inferi. Meglio per me che non mi impicchi, ma supplichi il Signore di
farmi morire per non sentire più insulti nella mia vita». 11In quel momento stese le mani
verso la finestra e pregò: «Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome
nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre. 12Ora a te innalzo il mio volto e i miei
occhi. 13Comanda che io sia tolta dalla terra, perché non debba sentire più insulti.
14Tu sai, Signore, che sono pura da ogni contatto con un uomo 15e che non ho disonorato il
mio nome né quello di mio padre nella terra dell’esilio. Io sono l’unica figlia di mio padre.
Egli non ha altri figli che possano ereditare, né un fratello vicino né un parente per il quale io
possa serbarmi come sposa. Già sette mariti ho perduto: perché dovrei vivere ancora? Se tu non vuoi
che io muoia, guarda a me con benevolenza: che io non senta più insulti».
16In quel medesimo momento la preghiera di ambedue fu accolta davanti alla gloria di Dio
17e fu mandato Raffaele a guarire tutti e due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi,
perché con gli occhi vedesse la luce di Dio, e a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di
Tobi, e così scacciare da lei il cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia prenderla
in sposa, prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava in casa dal cortile e Sara,
figlia di Raguele, stava scendendo dalla camera.


TOBIA – 4

1In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso Gabaèl a Rage di
Media 2e disse in cuor suo: «Ecco che io ho invocato la morte: perché dunque non dovrei
chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma di denaro?».
3Chiamò il figlio e gli disse: «Figlio, quando morirò, dovrai darmi una sepoltura
decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fa’ ciò che è
di suo gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza. 4Ricòrdati, figlio, che ha corso
tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dovrai darle sepoltura presso di me, in una
medesima tomba.
5Ogni giorno, o figlio, ricòrdati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi
comandamenti. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada
dell’ingiustizia. 6Perché se agirai con rettitudine, avrai fortuna nelle tue azioni.
7A tutti quelli che praticano la giustizia fa’ elemosina con i tuoi beni e, nel fare elemosina,
il tuo occhio non abbia rimpianti. Non distogliere lo sguardo da ogni povero e Dio non distoglierà da te
il suo. 8In proporzione a quanto possiedi fa’ elemosina, secondo le tue disponibilità; se
hai poco, non esitare a fare elemosina secondo quel poco. 9Così ti preparerai un bel tesoro per
il giorno del bisogno, 10poiché l’elemosina libera dalla morte e impedisce di entrare
nelle tenebre. 11Infatti per tutti quelli che la compiono, l’elemosina è un dono prezioso
davanti all’Altissimo.
12Guàrdati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; prenditi anzitutto una moglie dalla stirpe
dei tuoi padri, non prendere una donna straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre,
perché noi siamo figli di profeti. Ricòrdati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe,
nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono benedetti nei loro
figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra. 13E ora, figlio, ama i tuoi
fratelli; nel tuo cuore non concepire disprezzo per i tuoi fratelli, e per i figli e le figlie del tuo popolo, e
tra loro scegliti la moglie. L’orgoglio infatti è causa di rovina e di grande inquietudine. Nella
pigrizia vi è povertà e miseria, perché la pigrizia è madre della fame.
14Non trattenere presso di te la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito; se così
avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o figlio, a tutto ciò che fai e sii
ben educato in ogni tuo comportamento.
15Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all’ebbrezza e non avere
per compagna del tuo viaggio l’ubriachezza. 16Da’ del tuo pane a chi ha fame e fa’
parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da’ in elemosina quanto ti avanza e quando fai elemosina il tuo occhio
non abbia rimpianti. 17Deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori.
18Chiedi consiglio a ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio.
19In ogni circostanza benedici il Signore Dio e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi
sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il
Signore che elargisce ogni bene e abbassa chi vuole fino al profondo degli inferi. E ora, figlio,
ricòrdati di questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore.
20Ora, figlio, ti comunico che ho depositato dieci talenti d’argento presso Gabaèl,
figlio di Gabri, a Rage di Media. 21Non temere, figlio, se siamo diventati poveri. Tu hai una grande
ricchezza se avrai il timore di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore, tuo
Dio».


TOBIA – 5

1Allora Tobia rispose al padre: «Quanto mi hai comandato io farò, o padre. 2Ma
come potrò riprendere la somma, dal momento che lui non conosce me, né io conosco lui? Che segno
posso dargli, perché mi riconosca, mi creda e mi consegni il denaro? Inoltre non sono pratico delle strade
da prendere per andare in Media». 3Rispose Tobi a suo figlio Tobia: «Mi ha dato un
documento autografo e anch’io gli ho apposto il mio autografo: lo divisi in due parti e ne prendemmo
ciascuno una parte; la sua parte la lasciai presso di lui con il denaro. Sono ora vent’anni da quando ho
depositato quella somma. Cércati dunque, o figlio, un uomo di fiducia che si metta in viaggio con te. Lo
pagheremo per tutto il tempo fino al tuo ritorno. Va’ dunque da Gabaèl a ritirare il
denaro».
4Uscì Tobia in cerca di qualcuno pratico della strada, che lo accompagnasse nella Media.
Uscì e si trovò davanti l’angelo Raffaele, non sospettando minimamente che fosse un angelo di
Dio. 5Gli disse: «Di dove sei, o giovane?». Rispose: «Sono uno dei tuoi fratelli
Israeliti, e sono venuto qui a cercare lavoro». Riprese Tobia: «Conosci la strada per andare nella
Media?». 6Gli disse: «Certo, parecchie volte sono stato là e conosco bene tutte le
strade. Spesso sono andato nella Media e ho alloggiato presso Gabaèl, un nostro fratello che abita a Rage
di Media. Ci sono due giorni di cammino da Ecbàtana a Rage. Rage è sulle montagne ed
Ecbàtana è nella pianura». 7Allora Tobia gli disse: «Aspetta, o giovane, che
vada ad avvertire mio padre. Ho bisogno che tu venga con me e ti pagherò il tuo salario».
8Gli rispose: «Ecco, ti attendo; però non tardare».
9Tobia andò ad informare suo padre Tobi dicendogli: «Ecco, ho trovato un uomo tra i
nostri fratelli Israeliti». Gli rispose: «Chiamalo, perché io sappia di che famiglia e di che
tribù è e se è persona fidata per venire con te, o figlio». 10Tobia
uscì a chiamarlo e gli disse: «O giovane, mio padre ti chiama». Entrò da lui. Tobi lo
salutò per primo e l’altro gli disse: «Possa tu avere molta gioia!». Tobi rispose:
«Che gioia posso ancora avere? Sono un uomo menomato negli occhi; non vedo la luce del cielo, ma mi trovo
nell’oscurità come i morti che non contemplano più la luce. Pur vivendo, mi sento tra i
morti; avverto la voce degli uomini, ma non li vedo». Gli rispose: «Fatti coraggio, Dio non
tarderà a guarirti; fatti coraggio!». E Tobi: «Mio figlio Tobia vuole andare nella Media. Non
potresti andare con lui e fargli da guida? Io ti pagherò, fratello!». Rispose: «Sì,
posso accompagnarlo; conosco tutte le strade. Mi sono recato spesso nella Media. Ho attraversato tutte le sue
pianure e i suoi monti e ne conosco tutte le strade». 11Tobi gli disse: «Fratello, di che
famiglia e di che tribù sei? Dimmelo, fratello». 12Ed egli: «Che t’importa la
tribù?». L’altro gli disse: «Voglio sapere con verità, fratello, di chi tu sei
figlio e il tuo vero nome». 13Rispose: «Sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei
tuoi fratelli». 14Gli disse allora: «Sii benvenuto e in buona salute, o fratello! Non
avertene a male, fratello, se ho voluto sapere la verità sulla tua famiglia. Tu dunque sei mio parente, di
buona e distinta discendenza! Conoscevo Anania e Natan, i due figli di Semeia il grande. Venivano con me a
Gerusalemme e là facevano adorazione insieme con me; non hanno abbandonato la retta via. I tuoi fratelli
sono brava gente; tu sei di buona radice: sii benvenuto!». 15Continuò: «Ti do come
ricompensa una dracma al giorno, e per quanto riguarda il tuo mantenimento lo stesso che a mio figlio.
16Fa’ dunque il viaggio con mio figlio e poi ti darò ancora qualcosa di
più». 17Gli disse: «Farò il viaggio con lui. Non temere: partiremo sani, e
sani ritorneremo da te, perché la strada è sicura». Tobi gli disse: «Sia con te la
benedizione, o fratello!». Si rivolse poi al figlio e gli disse: «Figlio, prepara quanto occorre per
il viaggio e parti con questo tuo fratello. Dio, che è nei cieli, vi conservi sani fin là e vi
restituisca a me sani e salvi; il suo angelo vi accompagni e vi conduca a salvezza, o figlio!».
Tobia uscì per mettersi in cammino e baciò il padre e la madre. E Tobi gli disse: «Fa’
buon viaggio!». 18Allora la madre si mise a piangere e disse a Tobi: «Perché hai
voluto che mio figlio partisse? Non è lui il bastone della nostra mano, che è sempre stato in casa
con noi? 19Non temere di aggiungere denaro a denaro; esso non vale nulla in confronto a nostro figlio.
20Quello che per vivere ci è stato dato dal Signore è sufficiente per noi».
21Le disse: «Non stare in pensiero: nostro figlio farà buon viaggio e tornerà in
buona salute da noi. I tuoi occhi lo vedranno il giorno in cui tornerà sano e salvo da te.
22Non stare in pensiero, non temere per loro, o sorella. Un angelo buono infatti lo
accompagnerà, il suo viaggio andrà bene e tornerà sano e salvo». 23Ed ella
cessò di piangere.


TOBIA – 6

1Il giovane partì insieme con l’angelo, e anche il cane li seguì e
s’avviò con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermarono a
passare la notte sul fiume Tigri. 2Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand’ecco un
grosso pesce balzando dall’acqua tentò di divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare.
3Ma l’angelo gli disse: «Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire». Il ragazzo
riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva. 4Gli disse allora l’angelo: «Apri
il pesce e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte ma getta via gli intestini. Infatti il suo
fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti». 5Il ragazzo squartò il
pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato. Arrostì una porzione del pesce e la mangiò;
l’altra parte la mise in serbo dopo averla salata. 6Poi ambedue ripresero il viaggio,
finché non furono vicini alla Media. 7Allora il ragazzo rivolse all’angelo questa
domanda: «Azaria, fratello, che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del
pesce?». 8Gli rispose: «Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di
una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo, e cesserà da lei ogni vessazione
e non ne resterà più traccia alcuna. 9Il fiele invece serve per spalmarlo sugli occhi di
chi è affetto da macchie bianche; si soffia su quelle macchie e gli occhi guariscono».
10Erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana, 11quando Raffaele
disse al ragazzo: «Fratello Tobia!». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Questa notte
dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara 12e
all’infuori di Sara non ha altro figlio o figlia. A te, come parente più stretto, spetta il diritto
di sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di suo padre. È una
ragazza saggia, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona». 13E
aggiunse: «Tu hai il diritto di sposarla. Ascoltami, fratello: io parlerò della fanciulla al padre
questa sera, per serbartela come fidanzata. Quando torneremo dalla città di Rage, celebreremo le sue
nozze. So che Raguele non potrà rifiutarla a te o prometterla ad altri; egli incorrerebbe nella morte
secondo la prescrizione della legge di Mosé, poiché egli sa che prima di ogni altro spetta a te
avere sua figlia. Ascoltami, dunque, fratello. Questa sera parleremo della fanciulla e ne domanderemo la mano. Al
nostro ritorno dalla città di Rage la prenderemo e la condurremo con noi a casa tua».
14Allora Tobia rispose a Raffaele: «Fratello Azaria, ho sentito dire che ella è
già stata data in moglie a sette uomini ed essi sono morti nella stanza nuziale la notte stessa in cui
dovevano unirsi a lei. Inoltre ho sentito dire che un demonio le uccide i mariti. 15Per questo ho
paura; il demonio a lei non fa del male, ma se qualcuno le si vuole accostare, egli lo uccide. Io sono
l’unico figlio di mio padre. Ho paura di morire e di condurre così alla tomba la vita di mio padre e
di mia madre per l’angoscia della mia perdita. Non hanno un altro figlio che possa seppellirli».
16Ma quello gli disse: «Hai forse dimenticato i moniti di tuo padre, che ti ha raccomandato di
prendere in moglie una donna del tuo casato? Ascoltami, dunque, o fratello: non preoccuparti di questo demonio e
sposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie. 17Quando però entri nella
camera nuziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e mettine un poco sulla brace degli incensi. L’odore
si spanderà, il demonio lo dovrà annusare e fuggirà per non farsi più vedere in
eterno intorno a lei. 18Poi, prima di unirti con lei, alzatevi tutti e due a pregare. Supplicate il
Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza. Non temere: ella ti è
stata destinata fin dall’eternità. Sarai tu a salvarla. Ella verrà con te e penso che da lei
avrai figli che saranno per te come fratelli. Non stare in pensiero». 19Quando Tobia
sentì le parole di Raffaele e seppe che Sara era sua parente, della stirpe della famiglia di suo padre,
l’amò molto senza poter più distogliere il suo cuore da lei.


TOBIA – 7

1Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobia disse: «Fratello Azaria, conducimi diritto dal
nostro fratello Raguele». Egli lo condusse alla casa di Raguele, che trovarono seduto presso la porta del
cortile. Lo salutarono per primi ed egli rispose: «Salute, fratelli, siate i benvenuti!». Li fece
entrare in casa. 2Disse a sua moglie Edna: «Quanto somiglia questo giovane a mio fratello
Tobi!». 3Edna domandò loro: «Di dove siete, fratelli?», ed essi risposero:
«Siamo dei figli di Nèftali, deportati a Ninive». 4Disse allora: «Conoscete
nostro fratello Tobi?». Le dissero: «Lo conosciamo». 5Riprese: «Sta
bene?». Risposero: «Sta bene e vive». E Tobia aggiunse: «È mio padre».
6Raguele allora balzò in piedi, l’abbracciò e pianse. Poi gli disse: «Sii
benedetto, o figlio! Hai un ottimo padre. Che sventura per un uomo giusto e generoso nel fare elemosine essere
diventato cieco!». Si gettò al collo del parente Tobia e pianse. 7Pianse anche sua moglie
Edna e pianse anche la loro figlia Sara. 8Poi egli macellò un montone del gregge e fece loro
una festosa accoglienza.
9Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobia disse a Raffaele:
«Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi dia in moglie mia cugina Sara». 10Raguele
udì queste parole e disse al giovane: «Mangia, bevi e sta’ allegro per questa sera,
poiché nessuno all’infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del
resto neppure io ho la facoltà di darla a un altro uomo all’infuori di te, poiché tu sei il
mio parente più stretto. Però, figlio, voglio dirti con franchezza la verità.
11L’ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte in cui
entravano da lei. Ora, figlio, mangia e bevi; il Signore sarà con voi». 12Ma Tobia disse:
«Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio
riguardo». Rispose Raguele: «Lo farò! Ella ti viene data secondo il decreto del libro di
Mosé e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Abbi cura di lei, d’ora in poi tu
sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa
notte, o figlio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace».
13Raguele chiamò sua figlia Sara e, quando venne, la prese per mano e l’affidò a
Tobia con queste parole: «Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosé lei ti
viene concessa in moglie. Tienila e, sana e salva, conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi conceda un buon
viaggio e pace». 14Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese
l’atto di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, in base al decreto
della legge di Mosé. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere. 15Poi Raguele
chiamò sua moglie Edna e le disse: «Sorella mia, prepara l’altra camera e conducila
dentro». 16Quella andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi
condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e le disse: 17«Coraggio,
figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!». E uscì.


TOBIA – 8

1Quando ebbero finito di mangiare e di bere, decisero di andare a dormire. Accompagnarono il giovane e
lo introdussero nella camera da letto. 2Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese
dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sulla brace dell’incenso. 3L’odore
del pesce respinse il demonio, che fuggì verso le regioni dell’alto Egitto. Raffaele vi si
recò all’istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi. 4Gli altri
intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera. Tobia si alzò dal letto e disse a Sara:
«Sorella, àlzati! Preghiamo e domandiamo al Signore nostro che ci dia grazia e salvezza».
5Lei si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo:
«Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti
benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! 6Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua
moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto:
“Non è cosa buona che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui”.
7Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con animo retto. Dégnati di avere
misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia». 8E dissero insieme:
«Amen, amen!». 9Poi dormirono per tutta la notte.
10Ma Raguele si alzò; chiamò i suoi servi e andarono a scavare una fossa. Diceva
infatti: «Se mai morisse, non diventeremo così motivo di scherno e di vergogna».
11Quando ebbero terminato di scavare la fossa, Raguele tornò in casa; chiamò sua moglie
12e le disse: «Manda una delle serve a vedere se è vivo; così, se è morto,
lo seppelliremo senza che nessuno lo sappia». 13Mandarono quella serva, accesero la lampada e
aprirono la porta; quella entrò e trovò che dormivano insieme, immersi nel sonno. 14La
serva uscì e riferì loro che era vivo e che non era successo nulla di male. 15Resero
lode al Dio del cielo e dissero: «Tu sei benedetto, o Dio, degno di ogni benedizione perfetta. Ti
benedicano per tutti i secoli! 16Tu sei benedetto, perché mi hai ricolmato di gioia e non
è avvenuto ciò che temevo, ma ci hai trattato secondo la tua grande misericordia. 17Tu
sei benedetto, perché hai avuto compassione dei due figli unici. Concedi loro, Signore, grazia e salvezza
e falli giungere fino al termine della loro vita in mezzo alla gioia e alla grazia». 18Allora
ordinò ai servi di riempire la fossa prima che si facesse giorno.
19Raguele ordinò alla moglie di fare pane in abbondanza; andò a prendere dalla mandria
due vitelli e quattro montoni, li fece macellare e cominciarono così a preparare il banchetto.
20Poi chiamò Tobia e gli disse: «Per quattordici giorni non te ne andrai di qui, ma ti
fermerai da me a mangiare e a bere e così allieterai l’anima già tanto afflitta di mia
figlia. 21Di quanto possiedo prenditi la metà e torna sano e salvo da tuo padre. Quando io e
mia moglie saremo morti, anche l’altra metà sarà vostra. Coraggio, figlio! Io sono tuo padre
ed Edna è tua madre; noi apparteniamo a te come a questa tua sorella, da ora per sempre. Coraggio,
figlio!».


TOBIA – 9

1Allora Tobia chiamò Raffaele e gli disse: 2«Fratello Azaria, prendi con te
quattro servi e due cammelli e mettiti in viaggio per Rage. 3Va’ da Gabaèl, consegnagli
il documento, riporta il denaro e conducilo con te alle feste nuziali. 4Tu sai infatti che mio padre
starà a contare i giorni e, se tarderò anche di un solo giorno, lo farò soffrire troppo.
Vedi bene che cosa ha giurato Raguele e io non posso trasgredire il suo giuramento».
5Partì dunque Raffaele con quattro servi e due cammelli per Rage di Media, dove presero
alloggio da Gabaèl. Raffaele gli presentò il documento e nello stesso tempo lo informò che
Tobia, figlio di Tobi, aveva preso moglie e lo invitava alle nozze. Gabaèl andò subito a prendere i
sacchetti, ancora sigillati, e li contò in sua presenza; poi li caricarono. 6Partirono insieme
di buon mattino per andare alle nozze. Giunti da Raguele, trovarono Tobia adagiato a tavola. Egli si alzò
in piedi a salutarlo e Gabaèl pianse e lo benedisse dicendogli: «Figlio ottimo di ottimo padre,
giusto e generoso in elemosine, conceda il Signore la benedizione del cielo a te, a tua moglie, al padre e alla
madre di tua moglie. Benedetto Dio, poiché ho visto mio cugino Tobi, vedendo te che tanto gli
somigli!».


TOBIA – 10

1Frattanto ogni giorno Tobi contava le giornate, quante erano necessarie all’andata e quante al
ritorno. Quando poi i giorni furono al termine e il figlio non era ancora tornato, 2pensò:
«Che sia stato trattenuto là? O che sia morto Gabaèl e non c’è nessuno che gli
dia il denaro?». 3E cominciò a rattristarsi. 4Sua moglie Anna diceva:
«Mio figlio è morto e non è più tra i vivi». E cominciò a piangere e a
lamentarsi sul proprio figlio, dicendo: 5«Ahimè, figlio, ti ho lasciato partire, tu che
eri la luce dei miei occhi!». 6Le rispondeva Tobi: «Taci, non stare in pensiero, sorella;
egli sta bene. Certo li trattiene là qualche fatto imprevisto. Del resto l’uomo che lo accompagnava
è sicuro ed è uno dei nostri fratelli. Non affliggerti per lui, sorella; tra poco sarà
qui». 7Ma lei replicava: «Lasciami stare e non ingannarmi! Mio figlio è
morto». E subito usciva e osservava la strada per la quale era partito suo figlio; così faceva ogni
giorno e non si fidava di nessuno. Quando il sole era tramontato, rientrava a piangere e a lamentarsi per tutta
la notte e non prendeva sonno.
8Compiuti i quattordici giorni delle feste nuziali, quelli che Raguele con giuramento aveva stabilito
di organizzare per la propria figlia, Tobia andò da lui e gli disse: «Lasciami partire. Sono certo
che mio padre e mia madre non hanno più speranza di rivedermi. Ti prego dunque, o padre, di volermi
congedare, perché possa tornare da mio padre. Già ti ho spiegato in quale condizione l’ho
lasciato». 9Rispose Raguele a Tobia: «Resta, figlio, resta con me. Manderò
messaggeri a tuo padre Tobi, perché gli portino tue notizie». Ma egli disse: «No, ti prego di
lasciarmi andare da mio padre». 10Allora Raguele, alzatosi, consegnò a Tobia la sposa
Sara con metà dei suoi beni, servi e serve, buoi e pecore, asini e cammelli, vesti, denaro e
suppellettili.
11Li congedò in buona salute. A lui poi rivolse questo saluto: «Sta’ sano, figlio,
e fa’ buon viaggio! Il Signore del cielo vi assista, te e tua moglie Sara, e possa io vedere i vostri figli
prima di morire». 12Poi disse a Sara sua figlia: «Va’ dai tuoi suoceri,
poiché da questo momento essi sono i tuoi genitori, come coloro che ti hanno dato la vita. Va’ in
pace, figlia, e possa sentire buone notizie a tuo riguardo, finché sarò in vita». Dopo averli
salutati, li congedò. 13Edna disse a Tobia: «Figlio e fratello carissimo, il Signore ti
riconduca a casa e possa io vedere i figli tuoi e di Sara, mia figlia, prima di morire. Davanti al Signore ti
affido mia figlia in custodia. Non farla soffrire in nessun giorno della tua vita. Figlio, va’ in pace.
D’ora in avanti io sono tua madre e Sara è tua sorella. Possiamo tutti insieme avere buona fortuna
per tutti i giorni della nostra vita». Li baciò tutti e due e li congedò sani e salvi.
14Allora Tobia partì da Raguele in buona salute e lieto, benedicendo il Signore del cielo e
della terra, il re dell’universo, perché aveva dato buon esito al suo viaggio.
Raguele gli disse: «Possa tu avere la fortuna di onorare i tuoi genitori tutti i giorni della loro
vita».


TOBIA – 11

1Quando furono nei pressi di Kaserìn, di fronte a Ninive, Raffaele disse: 2«Tu
sai in quale condizione abbiamo lasciato tuo padre. 3Corriamo avanti, prima di tua moglie, e
prepariamo la casa, mentre gli altri vengono». 4E s’incamminarono tutti e due insieme. Poi
Raffaele gli disse: «Prendi in mano il fiele». Il cane, che aveva accompagnato lui e Tobia, li
seguiva. 5Anna intanto sedeva scrutando la strada per la quale era partito il figlio.
6Quando si accorse che stava arrivando, disse al padre di lui: «Ecco, sta tornando tuo figlio
con l’uomo che l’accompagnava». 7Raffaele disse a Tobia, prima che si avvicinasse al
padre: «Io so che i suoi occhi si apriranno. 8Spalma il fiele del pesce sui suoi occhi; il
farmaco intaccherà e asporterà come scaglie le macchie bianche dai suoi occhi. Così tuo
padre riavrà la vista e vedrà la luce». 9Anna corse avanti e si gettò al
collo di suo figlio dicendogli: «Ti rivedo, o figlio. Ora posso morire!». E si mise a piangere.
10Tobi si alzò e, incespicando, uscì dalla porta del cortile. 11Tobia gli
andò incontro, tenendo in mano il fiele del pesce. Soffiò sui suoi occhi e lo trasse vicino,
dicendo: «Coraggio, padre!». Gli applicò il farmaco e lo lasciò agire, 12poi
distaccò con le mani le scaglie bianche dai margini degli occhi. 13Tobi gli si buttò al
collo e pianse, dicendo: «Ti vedo, figlio, luce dei miei occhi!». 14E aggiunse:
«Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome! Benedetti tutti i suoi angeli santi! Sia il suo santo nome su
di noi e siano benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha colpito, ma ora io contemplo
mio figlio Tobia». 15Tobia entrò in casa lieto, benedicendo Dio con tutta la voce che
aveva. Poi Tobia informò suo padre del viaggio che aveva compiuto felicemente, del denaro che aveva
riportato, di Sara, figlia di Raguele, che aveva preso in moglie e che stava venendo e si trovava ormai vicina
alla porta di Ninive.
16Allora Tobi uscì verso la porta di Ninive incontro alla sposa di lui, lieto e benedicendo
Dio. La gente di Ninive, vedendolo passare e camminare con tutto il vigore di un tempo, senza che alcuno lo
conducesse per mano, fu presa da meraviglia. Tobi proclamava davanti a loro che Dio aveva avuto pietà di
lui e che gli aveva aperto gli occhi. 17Tobi si avvicinò poi a Sara, la sposa di suo figlio
Tobia, e la benedisse dicendole: «Sii la benvenuta, figlia! Benedetto sia il tuo Dio, che ti ha condotto da
noi, figlia! Benedetto sia tuo padre, benedetto mio figlio Tobia e benedetta tu, o figlia! Entra nella casa, che
è tua, sana e salva, nella benedizione e nella gioia; entra, o figlia!». 18Quel giorno fu
grande festa per tutti i Giudei di Ninive. 19Anche Achikàr e Nadab, suoi cugini, vennero a
congratularsi con Tobi.


TOBIA – 12

1Terminate le feste nuziali, Tobi chiamò suo figlio Tobia e gli disse: «Figlio mio, pensa
a dare la ricompensa dovuta a colui che ti ha accompagnato e ad aggiungere qualcos’altro alla somma
pattuita». 2Gli disse Tobia: «Padre, quanto dovrò dargli come compenso? Anche se
gli dessi la metà dei beni che egli ha portato con me, non ci perderei nulla. 3Egli mi ha
condotto sano e salvo, ha guarito mia moglie, ha portato con me il denaro, infine ha guarito anche te! Quanto
ancora posso dargli come compenso?». 4Tobi rispose: «Figlio, è giusto che egli
riceva la metà di tutti i beni che ha riportato».
5Fece dunque venire l’angelo e gli disse: «Prendi come tuo compenso la metà di
tutti i beni che hai riportato e va’ in pace». 6Allora Raffaele li chiamò tutti e
due in disparte e disse loro: «Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto,
perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come
è giusto, e non esitate a ringraziarlo. 7È bene tenere nascosto il segreto del re, ma
è motivo di onore manifestare e lodare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi
colpirà alcun male. 8È meglio la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la
giustizia, che la ricchezza con l’ingiustizia. Meglio praticare l’elemosina che accumulare oro.
9L’elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l’elemosina
godranno lunga vita. 10Coloro che commettono il peccato e l’ingiustizia sono nemici di se
stessi. 11Voglio dirvi tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che
è bene nascondere il segreto del re, mentre è motivo d’onore manifestare le opere di Dio.
12Ebbene, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l’attestato della vostra
preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. 13Quando
poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a seppellire quel morto, allora io
sono stato inviato per metterti alla prova. 14Ma, al tempo stesso, Dio mi ha inviato per guarire te e
Sara, tua nuora. 15Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti a entrare alla
presenza della gloria del Signore».
16Allora furono presi da grande timore tutti e due; si prostrarono con la faccia a terra ed ebbero una
grande paura. 17Ma l’angelo disse loro: «Non temete: la pace sia con voi. Benedite Dio per
tutti i secoli. 18Quando ero con voi, io stavo con voi non per bontà mia, ma per la
volontà di Dio: lui dovete benedire sempre, a lui cantate inni. 19Quando voi mi vedevate
mangiare, io non mangiavo affatto: ciò che vedevate era solo apparenza. 20Ora benedite il
Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Ecco, io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste
cose che vi sono accadute». E salì in alto. 21Essi si rialzarono, ma non poterono
più vederlo. 22Allora andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste
grandi opere, perché era loro apparso l’angelo di Dio.


TOBIA – 13

1Allora Tobi disse:
2«Benedetto Dio che vive in eterno,
benedetto il suo regno;
egli castiga e ha compassione,
fa scendere agli inferi, nelle profondità della terra,
e fa risalire dalla grande perdizione:
nessuno sfugge alla sua mano.
3Lodatelo, figli d’Israele, davanti alle nazioni,
perché in mezzo ad esse egli vi ha disperso
4e qui vi ha fatto vedere la sua grandezza;
date gloria a lui davanti a ogni vivente,
poiché è lui il nostro Signore, il nostro Dio,
lui il nostro Padre, Dio per tutti i secoli.
5Vi castiga per le vostre iniquità,
ma avrà compassione di tutti voi
e vi radunerà da tutte le nazioni,
fra le quali siete stati dispersi.
6Quando vi sarete convertiti a lui
con tutto il cuore e con tutta l’anima
per fare ciò che è giusto davanti a lui,
allora egli ritornerà a voi
e non vi nasconderà più il suo volto.
7Ora guardate quello che ha fatto per voi
e ringraziatelo con tutta la voce;
benedite il Signore che è giusto
e date gloria al re dei secoli.
8Io gli do lode nel paese del mio esilio
e manifesto la sua forza e la sua grandezza
a un popolo di peccatori.
Convertitevi, o peccatori,
e fate ciò che è giusto davanti a lui;
chissà che non torni ad amarvi
e ad avere compassione di voi.
9Io esalto il mio Dio,
l’anima mia celebra il re del cielo
ed esulta per la sua grandezza.
10Tutti ne parlino
e diano lode a lui in Gerusalemme.
Gerusalemme, città santa,
egli ti castiga per le opere dei tuoi figli,
ma avrà ancora pietà per i figli dei giusti.
11Da’ lode degnamente al Signore
e benedici il re dei secoli;
egli ricostruirà in te il suo tempio con gioia,
12per allietare in te tutti i deportati
e per amare in te tutti gli sventurati,
per tutte le generazioni future.
13Una luce splendida brillerà sino ai confini della terra:
nazioni numerose verranno a te da lontano,
gli abitanti di tutti i confini della terra
verranno verso la dimora del tuo santo nome,
portando in mano i doni per il re del cielo.
Generazioni e generazioni esprimeranno in te l’esultanza
e il nome della città eletta durerà per le generazioni future.
14Maledetti tutti quelli che ti insultano!
Maledetti tutti quelli che ti distruggono,
che demoliscono le tue mura,
rovinano le tue torri
e incendiano le tue abitazioni!
Ma benedetti per sempre tutti quelli che ti temono.
15Sorgi ed esulta per i figli dei giusti,
tutti presso di te si raduneranno
e benediranno il Signore dei secoli.
Beati coloro che ti amano,
beati coloro che esulteranno per la tua pace.
16Beati coloro che avranno pianto per le tue sventure:
gioiranno per te e vedranno tutta la tua gioia per sempre.
Anima mia, benedici il Signore, il grande re,
17perché Gerusalemme sarà ricostruita
come città della sua dimora per sempre.
Beato sarò io, se rimarrà un resto della mia discendenza
per vedere la tua gloria e dare lode al re del cielo.
Le porte di Gerusalemme saranno ricostruite
con zaffiro e con smeraldo
e tutte le sue mura con pietre preziose.
Le torri di Gerusalemme saranno ricostruite con oro
e i loro baluardi con oro purissimo.
Le strade di Gerusalemme saranno lastricate
con turchese e pietra di Ofir.
18Le porte di Gerusalemme risuoneranno di canti di esultanza,
e in tutte le sue case canteranno: “Alleluia!
Benedetto il Dio d’Israele
e benedetti coloro che benedicono il suo santo nome
nei secoli e per sempre!”».


TOBIA – 14

1Così Tobi terminò il suo canto di ringraziamento.
2Tobi morì in pace all’età di centododici anni e fu sepolto con onore a Ninive.
Egli aveva sessantadue anni quando divenne cieco; dopo la sua guarigione visse nella prosperità,
praticò l’elemosina e continuò sempre a benedire Dio e a celebrare la sua grandezza.
3Quando stava per morire, chiamò il figlio Tobia e gli diede queste istruzioni:
4«Figlio, porta via i tuoi figli e rifùgiati in Media, perché io credo alla parola
di Dio che Naum ha pronunciato su Ninive. Tutto dovrà accadere, tutto si realizzerà
sull’Assiria e su Ninive, come hanno predetto i profeti d’Israele, inviati da Dio; non una delle loro
parole andrà a vuoto. Ogni cosa si realizzerà a suo tempo. Vi sarà maggior sicurezza in
Media che in Assiria o in Babilonia. Perché io so e credo che quanto Dio ha detto si compirà e
avverrà, e non andrà a vuoto alcuna delle sue parole. I nostri fratelli che abitano il paese
d’Israele saranno tutti dispersi e deportati lontano dalla loro amata terra e tutto il paese
d’Israele sarà ridotto a un deserto. Anche Samaria e Gerusalemme diventeranno un deserto e il tempio
di Dio sarà nell’afflizione e resterà bruciato fino a un certo tempo. 5Poi di
nuovo Dio avrà pietà di loro e li ricondurrà nella terra d’Israele. Essi
ricostruiranno il tempio, ma non uguale al primo, fino al momento in cui si compirà il tempo stabilito.
Dopo, torneranno tutti dall’esilio e ricostruiranno Gerusalemme nella sua magnificenza, e il tempio di Dio
sarà ricostruito, come hanno preannunciato i profeti d’Israele. 6Tutte le nazioni che si
trovano su tutta la terra si convertiranno e temeranno Dio nella verità. Tutti abbandoneranno i loro
idoli, che li hanno fatti errare nella menzogna, e benediranno il Dio dei secoli nella giustizia.
7Tutti gli Israeliti che saranno scampati in quei giorni e si ricorderanno di Dio con
sincerità, si raduneranno e verranno a Gerusalemme, e per sempre abiteranno tranquilli la terra di Abramo,
che sarà data loro in possesso. Coloro che amano Dio nella verità gioiranno; coloro invece che
commettono il peccato e l’ingiustizia spariranno da tutta la terra.
8Ora, figli, vi raccomando: servite Dio nella verità e fate ciò che a lui piace. Anche
ai vostri figli insegnate a fare la giustizia e l’elemosina, a ricordarsi di Dio, a benedire il suo nome in
ogni tempo, nella verità e con tutte le forze. 9Tu dunque, figlio, parti da Ninive, non restare
più qui. Dopo aver sepolto tua madre vicino a me, quel giorno stesso non devi più restare entro i
confini di Ninive. Vedo infatti trionfare in essa molta ingiustizia e grande perfidia, e nessuno se ne vergogna.
10Vedi, figlio, quanto ha fatto Nadab al padre adottivo Achikàr. Non è stato egli
costretto a scendere ancora vivo sotto terra? Ma Dio ha rigettato l’infamia in faccia al colpevole:
Achikàr ritornò alla luce, mentre Nadab entrò nelle tenebre eterne, perché aveva
cercato di uccidere Achikàr. Per aver praticato l’elemosina, Achikàr sfuggì al laccio
mortale che gli aveva teso Nadab; Nadab invece cadde in quel laccio, che lo fece perire.
11Così, figli miei, vedete dove conduce l’elemosina e dove conduce
l’iniquità: essa conduce alla morte. Ma ecco, mi manca il respiro!». Essi lo distesero sul
letto; morì e fu sepolto con onore.
12Quando morì la madre, Tobia la seppellì vicino al padre, poi partì per la Media
con la moglie e i figli. Abitò a Ecbàtana, presso Raguele suo suocero. 13Curò con
onore i suoceri nella loro vecchiaia e li seppellì a Ecbàtana in Media. Tobia ereditò il
patrimonio di Raguele e quello del padre Tobi. 14Morì all’età di centodiciassette
anni onorato da tutti. 15Prima di morire sentì parlare della rovina di Ninive e vide i
prigionieri che venivano deportati in Media per opera di Achikàr, re della Media. Allora benedisse Dio per
quanto aveva fatto nei confronti degli abitanti di Ninive e dell’Assiria. Prima di morire poté
dunque gioire della sorte di Ninive e benedisse il Signore Dio nei secoli dei secoli.

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